Brahmaputrarahwahputalah era l’ultimo arrivato nell’Ufficio Reincarnazioni, dopo uno stage formativo durato ben settemila cicli, passati a contare i karman degli esseri viventi, le loro azioni e le loro volizioni, tanto nel bene quanto nel male, annotarle sul Grande Taccuino e indirizzarle a quelli del piano di sopra. Finita la gavetta, Brahmaputrarahwahputalah era stato assunto a tempo indeterminato nel tempo e nello spazio per il compito più prestigioso possibile, girare la ruota del Saṃsāra, sovrintendendo i cicli di vita, morte e rinascita dei viventi. Come ben sapete, alla morte, l'elemento individuale è costretto a rinascere nuovamente, in forma umana ma anche divina, demoniaca, animale o vegetale. Brahmaputrarahwahputalah aveva così ottenuto il compito di decidere come indirizzare l’individuo, se promuoverlo in una condizione migliore o declassarlo in una peggiore della precedente a seconda della qualità morale del karman accumulato. Dimostrando buona volontà, Brahmaputrarahwahputalah rimaneva spesso a lavorare più a lungo degli altri colleghi veterani, “per imparare il mestiere”, diceva, ma presto il suo zelo si tramutò in un attaccamento maniacale al lavoro.
“Devi concederti una pausa, Brahmaputrarahwahputalah!”, gli dicevano gli altri rākṣasa, gli stessi che ipocritamente gli delegavano moli ingenti del loro lavoro, approfittando della sua instancabile lena.
Tra un caffè e l’altro, Brahmaputrarahwahputalah era capace di rimanere seduto alla scrivania per più di quattrocento cicli consecutivi, un vero crumiro. Ci fu però un momento in cui Brahmaputrarahwahputalah pensò di concedersi una vacanza, magari nella Gehenna islamica, che è piena di bellissime vergini annoiate. Così fece richiesta di uno stagista, il giovane Chiranjeev, e lo istruì quel tanto che basta per assicurarsi che non commettesse dei disastri.
“Ecco, questo è il programma delle Rinascite, funziona così, Chiranjeev. Da qui si può monitorare il livello di karman dell’individuo che muore, e da questo menù a tendina puoi selezionare la nuova vita dello stesso, dalla forma più bassa a quella più alta.”
Chiranjeev corrucciò la fronte ed assunse un’espressione concentrata. Invece di ascoltare Brahmaputrarahwahputalah, era ancora intento a pensare all’incontro fortuito con Shiva avvenuto qualche momento prima nei corridoi. Chissà come dev’essere grattarsi, con quattro braccia a disposizione…
“Mi stai ascoltando, Chiranjeev?”
“Il menù a tendina, sì.”
“Bene, siediti qui e cerca di non fare disastri. Un individuo virtuoso lo reincarni in qualcosa di buono, un pessimo elemento lo declassi a un destino del cavolo. Ci siamo intesi? Tornerò tra mille cicli circa!”
“Del cavolo, certo.”
Chiranjeev si sedette alla scrivania e per lungo tempo non toccò nulla. Poi il computer emise un bip, e sullo schermo apparve una serie lunghissima di dati, l’elenco di tutte le morti inevase, quelle di sua competenza e quelle che i colleghi furboni reinoltravano a Brahmaputrarahwahputalah.
“Oddei, e adesso che faccio?”
Chiranjeev cercò il menù a tendina, ma non lo trovò. Premette diversi tasti a caso, poi s’illuminò. Aveva scoperto il tasto “Reincarnazione automatica”.
Mela + A, seleziona tutto. Reincarna automaticamente in…
“Cosa mi diceva quel noioso? Menù a tendina, blabla, boh, reincarna tutto in un cavolo. Invio. Vabbè ma questo lavoro è una cazzata!”
E fu così che una nuova generazione di esseri viventi della Terra, il pianeta di competenza di Brahmaputrarahwahputalah, e qualche individuo di Kepler-452 b e Tau Ceti che spettavano ai suoi colleghi, nacque testa di cavolo.