giovedì 13 dicembre 2018

BRASSICA


Brahmaputrarahwahputalah era l’ultimo arrivato nell’Ufficio Reincarnazioni, dopo uno stage formativo durato ben settemila cicli, passati a contare i karman degli esseri viventi, le loro azioni e le loro volizioni, tanto nel bene quanto nel male, annotarle sul Grande Taccuino e indirizzarle a quelli del piano di sopra. Finita la gavetta, Brahmaputrarahwahputalah era stato assunto a tempo indeterminato nel tempo e nello spazio per il compito più prestigioso possibile, girare la ruota del Saṃsāra, sovrintendendo i cicli di vita, morte e rinascita dei viventi. Come ben sapete, alla morte, l'elemento individuale è costretto a rinascere nuovamente, in forma umana ma anche divina, demoniaca, animale o vegetale. Brahmaputrarahwahputalah aveva così ottenuto il compito di decidere come indirizzare l’individuo, se promuoverlo in una condizione migliore o declassarlo in una peggiore della precedente a seconda della qualità morale del karman accumulato. Dimostrando buona volontà, Brahmaputrarahwahputalah rimaneva spesso a lavorare più a lungo degli altri colleghi veterani, “per imparare il mestiere”, diceva, ma presto il suo zelo si tramutò in un attaccamento maniacale al lavoro.
“Devi concederti una pausa, Brahmaputrarahwahputalah!”, gli dicevano gli altri rākṣasa, gli stessi che ipocritamente gli delegavano moli ingenti del loro lavoro, approfittando della sua instancabile lena.
Tra un caffè e l’altro, Brahmaputrarahwahputalah era capace di rimanere seduto alla scrivania per più di quattrocento cicli consecutivi, un vero crumiro. Ci fu però un momento in cui Brahmaputrarahwahputalah pensò di concedersi una vacanza, magari nella Gehenna islamica, che è piena di bellissime vergini annoiate. Così fece richiesta di uno stagista, il giovane Chiranjeev, e lo istruì quel tanto che basta per assicurarsi che non commettesse dei disastri.
“Ecco, questo è il programma delle Rinascite, funziona così, Chiranjeev. Da qui si può monitorare il livello di karman dell’individuo che muore, e da questo menù a tendina puoi selezionare la nuova vita dello stesso, dalla forma più bassa a quella più alta.”
Chiranjeev corrucciò la fronte ed assunse un’espressione concentrata. Invece di ascoltare Brahmaputrarahwahputalah, era ancora intento a pensare all’incontro fortuito con Shiva avvenuto qualche momento prima nei corridoi. Chissà come dev’essere grattarsi, con quattro braccia a disposizione…
“Mi stai ascoltando, Chiranjeev?”
“Il menù a tendina, sì.”
“Bene, siediti qui e cerca di non fare disastri. Un individuo virtuoso lo reincarni in qualcosa di buono, un pessimo elemento lo declassi a un destino del cavolo. Ci siamo intesi? Tornerò tra mille cicli circa!”
“Del cavolo, certo.”
Chiranjeev si sedette alla scrivania e per lungo tempo non toccò nulla. Poi il computer emise un bip, e sullo schermo apparve una serie lunghissima di dati, l’elenco di tutte le morti inevase, quelle di sua competenza e quelle che i colleghi furboni reinoltravano a Brahmaputrarahwahputalah.
“Oddei, e adesso che faccio?”
Chiranjeev cercò il menù a tendina, ma non lo trovò. Premette diversi tasti a caso, poi s’illuminò. Aveva scoperto il tasto “Reincarnazione automatica”.
Mela + A, seleziona tutto. Reincarna automaticamente in…
“Cosa mi diceva quel noioso? Menù a tendina, blabla, boh, reincarna tutto in un cavolo. Invio. Vabbè ma questo lavoro è una cazzata!”
E fu così che una nuova generazione di esseri viventi della Terra, il pianeta di competenza di Brahmaputrarahwahputalah, e qualche individuo di Kepler-452 b e Tau Ceti che spettavano ai suoi colleghi, nacque testa di cavolo.

giovedì 6 dicembre 2018

LES OISEAUX DU ROI


Re Luigi tirò fuori l’uccello e tutta la corte fremette di turbamento. Un uccello così grosso non si era mai visto al Cabinet d'Apollon: alcuni dei nobili in fondo alla sala scossero la testa facendo frullare le piume che svettavano dai cappelli da caccia. Si schiarì l’ugola per prendere parola Arcimbecco, il damigello addetto agli Oiseaux du Roi, primo Damigello d’Uccello di Francia, una posizione molto invidiata e finanche oggetto di scherno. Qualcuno fece una pernacchia, si udì una risatina, e il damigello, pazientemente, attese che il silenzio si fosse ristabilito per proferire verbo.
“Recentemente abbiamo riscontrato dei ritardi nel sistema di missive della corte. Parlo delle missive che sovente recapitano i nobili volatili piumati conosciuti come les pigeons voyageurs, i colombi. Sua Maestà il re è molto adirato da questo stato di cose, ecco perché è venuto personalmente a mostrare a tutti lo splendore del suo uccello…”
Altra risatina. Il re fulminò con lo sguardo il damigello, che si fece di colpo barzotto nei suoi bardamenti pieni di coccarde.
“Ehum... Ammirate il magnifico falcone del re!”
Così va meglio, pensò. Niente stupidi doppi sensi. Era venuto il momento di fare chiarezza e ricordare a tutti come mantenere un efficiente sistema postale basato sugli uccelli portalettere.
“D’ora in poi, le buste contenenti posta prioritaria verranno mandate esclusivamente via falco. Il falco dovrà essere seguito da una colombella bianca nel caso di buone notizie, un corbaccio nel caso di cattive notizie e da un assiolo comune nel caso di notizie così-così…”
Il damigello fece una pausa ad effetto per prendere fiato e per lasciare il tempo ai nobili di metabolizzare le nuove direttive. Il barone di La Bourboule‎ alzò la mano per primo.
“Sì, La Bourboule?”
“Ma se le notizie sono buone per me che scrivo ma cattive per chi le riceve, devo mandare un falco seguito da un corvo e una colomba insieme? E poi, dove me lo procuro un assiolo, nel caso non ne trovi nei miei boschi? Posso usare un barbagianni?”
“Nel tuo caso, barone, a seguito del falco dovrete mandare un rondone maschio. Un rondone femmina, se le notizie fossero cattive per lo scrivente ma buone per il destinatario. Assolutamente invece non allegherete un barbagianni al posto di un assiolo. Il barbagianni, altresì noto come allocco comune, è chiaramente un’allusione sarcastica al destinatario e come tale va impiegato solo se si vuole infondere una punta di dileggio nella missiva”
“Quindi, se dovessi scrivere un messaggio urgente con notizie gravi così-così, ma lievemente sarcastico, dovrei mandare un falco seguito da un assiolo e da un barbagianni!”
“Esattamente, La Bourboule. Ed in alternativa all’assiolo, potreste usare una civetta!”
Il visconte di Voray-sur-l'Ognon‎ si intromise:
“Ma se io volessi mandare una lettera urgente, mediamente grave, sarcastica, ma nel contempo civettare con la moglie del mio destinatario, non avrebbe senso che inviassi la civetta con lo scopo primario di civettare?”
Il damigello lo frenò subito: “Non facciamo confusione. Per ogni allusione sessuale nel messaggio è opportuno utilizzare una passera scopaiola. Si evitano molti giri di parole e si risparmia alquanto. Allora è tutto chiaro?”
“Io ho uno sparviero, serve a qualcosa?”, chiese il conte di Bar-le-Duc‎ sulla Mosa.
“Lo sparviero serve a mettere fretta all’interlocutore, per avere una pronta risposta. Vi sarà distribuito un dépliant dove potrete vedere chiaramente come utilizzare proficuamente tutti i vostri uccelli. Altre domande?”
“Mi sembra un sistema incasinato. Come possiamo avere la certezza che non ci saranno intoppi?”, recriminò il conte.
“Molto semplice, in caso di proteste inviate una missiva qui, Oiseaux du Cabinet, rue des pénis 5. Il falcone dovrà essere seguito da un tucano.”

martedì 6 febbraio 2018

BENE MA NON ISSIMO

C’era un tizio divertentissimo con un bubbone grandissimo che lo rendeva buffissimo malgrado fosse già simpaticissimo. Usciva spessissimo e lo potevi trovare benissimo al bar a raccontare inezie, con fare espertissimo a un pubblico attentissimo e divertitissimo.
“Due cassaforti s’incontrano per strada. Toh! Che combinazione!” diceva in direzione del bancone affollatissimo, e tutti ridevano fortissimo.
Quando il tizio divertentissimo con un bubbone grandissimo che lo rendeva buffissimo malgrado fosse già simpaticissimo finiva il suo aneddoto ridicolissimo, il bubbone grandissimo diventava ampissimo, prolungando lo spasso al parossismo.
“L’atteggiamento è importante se sei un cavallo, tutto dipende da come ti pony!” fece, e rincarò velocissimo “Due astronauti si lamentano del nuovo ristorante aperto sulla Luna. Bello, ma manca l’atmosfera!” poi si udì un boato fragorosissimo e mentre il bubbone ingrandiva velocissimo, il tizio divertentissimo diede il suo massimo:
“Cosa ci fa su un ramo, un uccellino piccolissimo?”
“Micro-cip, micro-cip”, rispose il pubblico attentissimo, ma poi si zittì impressionatissimo perché il tizio divertentissimo era morto malissimo.
Il Dottore In Sala concluse stringatissimo: il bubbone grandissimo era un tumore incurabilissimo.

La prima invenzione che veramente spaccava, è stata la clava.